Gli azulejos sono senza dubbio una vera e propria icona lusitana, un piccolo oggetto decorativo che nel corso dei secoli è diventato un simbolo del Portogallo, usato per raccontare storie, per colorare città e monumenti, per isolare edifici e superfici.
Una storia che attraversa i secoli
Il nome azulejo viene dall’arabo الزليج az-zulaiŷ, “pietra lucidata“. L’arte dell’azulejaria, di influenza moresca, trovò terreno fertile nella Penisola Iberica, nel Medioevo, diffondendosi in città come Valencia, Siviglia e Granada. In origine si trattava di rivestimenti piastrellati dai colori brillanti e dalle geometrie sofisticate, denominate alicatados.
Questo termine deriva dalla parola alicate, pinza: infatti, i vasai, sotto l’influenza musulmana, producevano lastre di argilla liscia smaltata e colorata, ritagliate per l’appunto con delle pinze.
In Portogallo, un esempio di questo tipo di decorazione è presente nella Cappella del Palazzo Nazionale di Sintra, molto probabilmente il precursore degli azulejos portoghesi.
Con il tempo, questa raffinata tecnica venne semplificata e adattata al gusto occidentale. Nella seconda metà del Cinquecento, a Lisbona vennero aperti atelier per la produzione di piastrelle e ceramiche decorative adottando la tecnica delle maioliche italiane. Un’altra influenza importante (oltre ovviamente a quella della vicina Spagna) fu quella dei ceramisti fiamminghi che si installarono nella capitale portoghese in quell’epoca.
Gli azulejos: parte dell’identità nazionale
Nel XVII secolo gli azulejos divennero a tutti gli effetti parte dell’identità nazionale portoghese, grazie alla loro grande diffusione. Vennero adottati dei veri e propri standard di produzione, dalle dimensioni ai colori, fino al tipo di disegni. I colori più tipici divennero il bianco e il blu, a causa dell’influenza orientale.
Gli edifici religiosi si arricchirono di pannelli decorativi di azulejos in alcuni casi spettacolari, in grado di raccontare storie e trasmettere messaggi. Lo stesso avvenne tra i ceti sociali più elevati, per i quali questa tecnica decorativa divenne uno status symbol sinonimo di ricchezza e buon gusto.
Con il tempo, l’arte degli azulejos evoluì ulteriormente, con l’adozione di una varietà di temi sempre maggiore. Inoltre, divennero popolari anche nelle colonie portoghesi, soprattutto in Brasile.
Dopo il Terremoto del 1755, divennero un componente fondamentale per rivestire anche l’interno di molti edifici, rappresentando una soluzione decorativa a basso costo e ideale anche come tecnica di isolamento termico.
L’azulejo come espressione del Portogallo contemporaneo
Tra la fine dell’800 e gli inizi del’900 alcuni grandi artisti come Rafael Bordalo Pinheiro, Raúl Lino e fabbriche di azulejos rinomate come Viúva Lamego seppero arricchire quest’arte con un’impronta molto personale, influenzata dallo spirito dell’epoca.
In tempi più recenti, gli azulejos vissero un breve periodo di decadenza. Durante la dittatura di Salazar, infatti, erano visti come un’espressione artistica “frivola”. Non mancarono tuttavia alcuni importanti esempi di “resistenza”, con artisti che si opposero a questa mentalità, come Maria Keil e Carlos Botelho. Lo stile moderno che caratterizza i loro pannelli decorativi abbellisce ancora oggi alcuni angoli di Lisbona, come Avenida Infante Santo, nel quartiere di Lapa.
Anche a Porto e in molte altre località portoghesi è possibile ammirare dei veri e propri capolavori, per quanto riguarda questa tecnica decorativa. Alcuni esempi sono la meravigliosa Stazione Ferroviaria di São Bento oppure la Cappella delle Anime di Porto, o ancora la Chiesa di San Lorenzo di Almancil nell’Algarve.
Per chi è di passaggio in Portogallo, è sicuramente d’obbligo acquistare una piastrella decorata da portare a casa come souvenir. Alcune sono decorate da artigiani ed artisti locali e sono disponibili nei migliori negozi e mercatini di artigianato di Lisbona e altre città portoghesi. Da non perdere, infine, una tappa nello stupendo Museo degli Azulejos, a Lisbona, interamente dedicato a questa forma d’arte unica.
Bell’articolo 😊
Grazie mille, Katia!!!