5 canzoni per raccontare il Portogallo, dalla dittatura agli anni 2000

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CULTURA STORIA

Dalla dittatura agli anni 2000: cinque canzoni per raccontare il Portogallo

Bandeira

Tempo fa abbiamo passato in rassegna 10 canzoni dedicate a Lisbona, sicuramente una delle città più cantate al mondo. Ecco dunque il naturale seguito di quel post: 5 canzoni dedicate al Portogallo, che bastano a ripercorrere idealmente la storia musicale (e, parallelamente, sociale) del Paese dagli anni ’50 fino agli anni 2000. Se, come abbiamo visto, per Lisbona il sentimento unanime è sempre di amore e saudade, per il Portogallo in quanto Stato, o Patria, gli “omaggi” sono sovente più polemici. Che sia sotto il profilo squisitamente ironico, quella che affiora è soprattutto la passione politica e civile. Che è pur sempre un altro aspetto della grande affezione che il popolo portoghese nutre per la propria terra.

Uma casa portuguesa (1953)

Per ascoltare il brano clicca qui. All’inizio degli anni ’50 il Portogallo viveva da vent’anni sotto il regime dell’Estado Novo. Il livello di analfabetismo era molto elevato, e l’economia ancora prevalentemente rurale. Ciò nonostante, la neutralità durante la II Guerra Mondiale consentì al Paese di uscire dal conflitto in condizioni finanziarie migliori rispetto alla maggior parte delle nazioni europee. Un velo di austera dignità dominava la società. All’epoca, Amalia Rodrigues era già considerata come un’ambasciatrice del Portogallo nel mondo. Uma casa portuguesa (1953) è uno dei grandi classici della musica lusitana. Convenientemente alla propaganda, nel testo vengono tessute le lodi dell’umile ma accogliente focolare domestico portoghese.

Amalia

Amália Rodrigues negli anni ’50 era già una stella internazionale

« Numa casa portuguesa fica bem pão e vinho sobre a mesa. E se à porta humildemente bate alguém, senta-se à mesa co’a gente » (in una casa portoghese ci sono pane e vino in tavola, e se qualcuno batte umilmente alla porta si siede a tavola con noi), perché « A alegria da pobreza está nesta grande riqueza de dar, e ficar contente » (L’allegria della povertá sta in questa grande ricchezza del dare ed essere contenti); « É uma casa portuguesa, com certeza! É, com certeza, uma casa portuguesa! » una casa portoghese senza dubbio! Senza dubbio è una casa portoghese!). La dittatura non costituì un ostacolo per l’entrata del Portogallo nell’ONU, nel dicembre 1955. Ma fino al 1974 il Paese subì regolarmente la pressione degli altri membri per abbandonare la sua politica colonialista.

Tourada (1973)

Per ascoltare il brano clicca qui. Tourada fu la canzone vincitrice del Festival da Canção (l’equivalente portoghese del nostro Festival di Sanremo) nel 1973. L’Estado Novo era a quel tempo guidato da Marcelo Caetano, che dal 1968 aveva sostituito Salazar introducendo alcuni miglioramenti legislativi e sociali. Ciò nonostante, la Guerra Coloniale in Africa andava avanti da ben 12 anni, dilapidando le casse dello Stato. Il pezzo vinse clamorosamente, dato che il testo era una chiara metafora politica che, comparando il “rito” della tourada (la corrida portoghese) al regime, criticava l’intera società, ipocrita o forse cieca di fronte alla guerra e alle deboli istanze di cambiamento della Primavera Marcelista. Resta tutt’ora un mistero come abbiano fatto i responsabili della Censura dell’epoca a non accorgersi del messaggio, lasciando partecipare il pezzo al festival.

Fernando Tordo

Nel 1973, a un anno dalla Rivoluzione dei Garofani, Fernando Tordo sfidò la Censura con “Tourada”

Le immagini suggerite, a partire dal pantheon di personaggi che assiste in pompa magna allo spettacolo, sono da manuale, e ricordano per molti versi il circo mediatico di oggi: cappotti e mantelline nere, poeti, turisti, cronisti, cavalieri, antiquari, imprenditori moralisti. Non manca nemmeno una malinconica presa di coscienza del tipico fatalismo portoghese, di chi accetta le proprie sventure facendone virtù: « Nós vamos pegar o mundo pelos cornos da desgraça / e fazermos da tristeza graça » (prenderemo il mondo per le corna della disgrazia e faremo della tristezza grazia). L’anno seguente, la Rivoluzione dei garofani restituirà la libertà al Paese, dopo quasi 40 anni di regime autoritario, e metterà fine alla guerra dando inizio al processo di decolonizzazione.

Portugal na CEE (1981)

Per ascoltare il brano clicca qui. Nel 1981 il Portogallo era una democrazia da appena 7 anni. Portugal na CEE, primissimo singolo della band di Porto GNR, commenta ironicamente l’ottimismo che si respirava in quegli anni e la “voglia d’Europa” di un Paese che aveva sofferto un pesante isolazionalismo durante la dittatura e ora desiderava integrarsi nella grande “famiglia europea”. « Na radio, na TV, nos jornais, quem não lê, Portugal e a CEE; quanto mais se fala menos se vê, eu já estou farto e quero ver, quero ver Portugal na CEE » (Alla radio, alla TV, nei giornali, chi non lo ha -mai- letto, Portogallo e la CEE; più se ne parla meno si vede, io già sono stufo e voglio vederlo, voglio vedere il Portogallo nella CEE).

GNR

I GNR nella copertina del 33 giri di “Portugal na CEE”

Il Paese aveva effettivamente presentato la candidatura già nel marzo 1977, ma per vedere realizzato il sogno del “mercato comune” (e dei finanziamenti europei), i GNR e i portoghesi tutti dovettero aspettare fino al luglio 1985, quando l’allora primo ministro Mário Soares firmò il Trattato di Adesione. Portugal na CEE intanto aveva venduto 15.000 esemplari (un grande successo per una band rock portoghese in quegli anni) e oggi è considerato un classico, essendo ancora molto popolare. Al contrario della CEE, che nel frattempo è diventata Unione Europea, ha eliminato il caro vecchio escudo, raddoppiato il costo della vita e aperto le porte del Paese alla speculazione finanziaria…

O inventor (1987)

Per ascoltare il brano clicca qui. Nel 1987 l’ottimismo si era ormai tramutato in euforia. Anche se una sensazione di “perdita” aleggiava tra una fascia della popolazione. A cominciare dal nome, gli Heróis do Mar (esattamente le prime tre parole dell’inno nazionale portoghese) ostentano fieramente il ricordo e l’idea di un Portogallo potenza globale. In un’epoca in cui la memoria dell’Estado Novo era ancora molto fresca, il loro look – caratterizzato da una sorta di estetica nazionalista, se non neo-militarista – provocò grande polemica attorno al gruppo, accusato di fascismo. Sebbene a posteriori sia chiaro che non difendessero un’ideologia, quanto piuttosto un ideale. Il testo de O inventor glorifica il grande passato pioneristico del Portogallo.

Herois Do Mar

Gli Heróis do Mar furono accusati di fascismo

« O marinheiro que foi à India era português, o aviador que foi ao Brasil foi de Portugal » (Il marinaio che arrivò in India era portoghese, l’aviatore che arrivò in Brasile era del Portogallo). Il ritornello rievoca le imprese dei grandi navigatori: « O vento sopra, o barco tem medo! » (Il vento soffia, la barca ha paura!), e torna a citare l’inno nazionale: « Às armas, às armas! » (Alle armi, alle armi!). Gli Heróis do Mar si sono sciolti nel 1989, anno in cui Dulce Pontes muove i suoi primi passi nel mondo della musica. È l’inizio di una nuova era per il Paese e per la musica portoghese. Il primo, comincia a rielaborare e accettare con orgoglio il proprio passato. La seconda, riflette questa maturità e si apre al mondo, soprattutto attraverso la nuova generazione di interpreti del Fado.

Amor a Portugal (2003)

Per ascoltare il brano clicca qui. Dulce Pontes è tuttora considerata una delle maggiori interpreti portoghesi. È impossibile semplificare in poche righe la sua carriera e soprattutto il bene che questa donna ha fatto alla musica portoghese, dato che è a partire da lei che possiamo far discendere tutte le attuali star del Fado, genere che ha contribuito a rilanciare in terra natìa e a diffondere nel mondo. Questo, nonostante la cantante non si consideri (e, di fatto, non sia) una fadista, quanto piuttosto un’artista di world music. Amor a Portugal è tratta dall’eccellente album Focus (2003), frutto della collaborazione col nostro Ennio Morricone.

Dulce E Ennio

Dulce Pontes e Ennio Morricone nel 2003

Il testo della stessa Pontes (che è anche poetessa) è un inno alla speranza per un Portogallo che finalmente può amare sé stesso, nonostante quello che ha perso. Perché la più grande conquista è scoprire la propria anima: « O dia há de nascer, rasgar a escuridao, fazer o sonho amanhecer ao som da canção. E então: o amor há de vencer (…) Porque afinal falta cumprir o amor a Portugal! O amor a Portugal! » (Il giorno deve nascere, strappare l’oscurità, lasciare il sogno albeggiare al suono della canzone. E allora l’amore deve vincere (…) perché alla fine – ancora – ci manca raggiungere l’amore per il Portogallo! L’amore per il Portogallo!). Se vi sembra un discorso assurdo, è perché non sapete come funziona la proverbiale autostima dei portoghesi. Tenerla in piedi, è una faticaccia.

Dalla dittatura agli anni 2000: cinque canzoni per raccontare il Portogallo ultima modifica: 2019-06-27T04:08:12+01:00 da Marco Sabatino

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